Cgil lancia il No al referendum giustizia: nel 2016 Renzi cadde col 60%

upday.com 3 hours ago
A Roma nasce il comitato per il 'NO' al referendum sulla giustizia previsto in primavera (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

A Roma è nato oggi il comitato "Società Civile per il 'NO' al Referendum costituzionale" che si oppone al referendum sulla giustizia previsto per la primavera. Il comitato, presentato in conferenza stampa, ha adottato lo slogan "Vota NO per difendere Giustizia, Costituzione, Democrazia" e punta a mobilitare la società civile contro la riforma costituzionale voluta dal governo.

Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, ha aperto la conferenza con un attacco netto: «Siamo di fronte a quella che non può essere definita una riforma della giustizia. Siamo di fronte a un attacco ai valori dell'indipendenza e dell'autonomia della Magistratura, che non sono il privilegio di una casta, ma la garanzia più importante affinché davvero tutte le cittadine e tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge.»

Ferrari ha poi aggiunto: «Si vuole concentrare, accentrare e verticalizzare il potere nelle mani dell'esecutivo, allontanandolo sostanzialmente dai cittadini. Per questo diciamo no: fermare la legge Nordio significa fermare questo disegno che mira a sovvertire la nostra Costituzione.»

La mobilitazione del fronte del No

Il comitato, presieduto da Giovanni Bachelet, è stato promosso da personalità di rilievo come Rosy Bindi, Maurizio Landini, Emiliano Manfredonia, Gianfranco Pagliarulo, Giorgio Parisi e Benedetta Tobagi. All'iniziativa partecipano associazioni come Cgil, Acli, Anpi, Arci e Libera.

La prima assemblea nazionale è prevista per sabato 10 gennaio a Roma, dove il comitato intende coordinare tutte le iniziative a sostegno del voto "No". L'adesione è aperta ad associazioni, personalità culturali e singoli cittadini attraverso l'indirizzo email [email protected].

Il rischio politico per il governo Meloni

Il referendum costituzionale rappresenta un'incognita per il governo di Giorgia Meloni, che negli ultimi giorni ha visto un significativo calo nei sondaggi di gradimento, scivolando sotto il "Campo Largo" nell'indice di approvazione. La situazione ricorda precedenti storici: nel dicembre 2016 Matteo Renzi si dimise dopo aver dichiarato «se vince il No, mi dimetto» e aver ottenuto circa il 60% di voti contrari al suo referendum costituzionale.

Nello stesso anno anche il premier britannico David Cameron si dimise il giorno dopo il referendum sulla Brexit, da lui indetto per placare le ali euroscettiche del suo partito. Entrambi i casi dimostrano come i referendum possano trasformarsi in un boomerang per i leader che personalizzano eccessivamente la consultazione, permettendo agli elettori di esprimere malcontento su questioni economiche, sociali o politiche più ampie.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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